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LE INTERVISTE

di

Mattia Lattanzi

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BEPPE DATI

Una vita artistica cominciata come cantante, poi ha deciso di passare dall'altro lato, quello dell'autore. Cosa significa lavorare "dietro le quinte" di grandi successi come quelli che ha firmato?

In realtà, la mia esperienza artistica ha inizio come cantautore. Diciamo che la musica mi ha sempre seguito come un'ombra, fin da piccolo. Cantavo in casa da solo, per strada, cantare era un po' come respirare. Negli anni sessanta, dopo aver imparato a strimpellare la chitarra, comincio a scrivere le prime canzoni, dovrei avere da qualche parte ancora, le registrazioni di quei brani.
Sono molto modeste e acerbe e risentono della musica che ascoltavo in quel periodo, soprattutto Beatles e Battisti. Iniziai poi a lavorare in vari gruppi, prima come cantante poi come chitarrista-cantante e addirittura come batterista-cantante.Il mio idolo ed esempio fiorentino era all'epoca Marco Vecchio , batterista dei famosi Califfi che poi trasformatisi in Extra,diventarono il gruppo di Baglioni. Esaurita questa esperienza, dove eseguivamo brani di altri, ne incominciai un'altra con il collettivo Firenze-Ovest.Per la prima volta cantavo brani scritti da me e a due mani con Massimo Chiacchio. Era il settantacinque e un voto su tre era comunista così giravamo l'Italia suonando nelle feste di piazza ma soprattutto in quelle de L'Unità. Nel frattempo conobbi Gianni Rodari e d'accordo con lui cominciai a musicare le sue poesie ed anche a scriverne di mie seguendo l'esempio del mio maestro. Ciò mi aprì la strada verso il mondo dei bambini,strada che non avrei mai più abbandonato e che mi avrebbe portato a scrivere "Robin Hood"! Tralascio come sono arrivato ad incidere un 33 giri con la RCA come cantautore, i mesi di tournè con Gianna Nannini,Gianni Morandi, Riccardo Cocciante...gli anni passati nell'inferno e nel purgatorio della musica, le lunghe attese nelle sale d'aspetto del mondo della canzone, sarebbe troppo lungo ed inutile. Visto che non era possibile cantare in prima persona trovai umilmente posto sotto la terrazza, lasciando al Cristiano del momento, la possibilità di fare gli onori a Rossana. Ciò mi ha fatto imparare un mestiere, quello dell'autore, che mi ha regalato tante soddisfazioni, tanti bei momenti e tanti premi ma anche un tenero e dolce rimpianto!

Lei ha lavorato con i grandi nomi della musica italiana: Guccini, Raf, Pausini, Mia Martini, oltre ai grandi successi firmati per Masini e Vallesi. Chi di questi autori l'ha più colpita e perchè?

Guccini e Martini sicuramente! Ritengo Francesco il mio mentore, il mio maestro, amo troppo le sue canzoni, il suo mondo e sono onorato che abbia accettato di interpretare tre dei miei brani: "Colombo", "Don Chisciotte" e soprattutto "Cirano"! Francesco è un "vero" artista, molti suoi colleghi prima di salire sul palco sono qualcos'altro da quel che sembrano essere dall'alto di quel podio...Francesco è la stessa cosa, è sè stesso così come lo era Gaber e De Andrè. Mia Martini era una dolce e tenera persona, inseguita dalla sfortuna e dalle maldicenze di questo mondo di plastica. Ma era una vera interprete e non potrò mai dimenticare la sua performance sanremese de "gli uomini non cambiano". Ho scritto per lei un inedito dopo dieci anni della morte, nessuno, ripeto, nessuno l'ha voluto cantare!l'ho fatto io in qualche occasione ma è ovvio che io non esisto, dunque...così gira il mondo.
Senza Masini non avrei mai conosciuto Bigazzi, devo a lui almeno questo oltre ad essere ancora dopo vent'anni il suo amico ed autore preferito. Laura è la più brava cantante che abbiamo, nella musica pop è irraggiungibile, dal vivo è una forza della natura, il suo successo mondiale è più che meritato. Adoro la musicalità di Raf e mi duole che per varie ragioni non possiamo scrivere altre canzoni insieme, così come mi dispiace di non poter più scrivere per Paolo Vallesi con il quale ho fatto due dischi bellissimi: i primi due.

Può raccontarci qualche episodio del suo incontro con questi grandi artisti?

Troppi sarebbero gli episodi da ricordare, ogni artista è un mondo a sè, è una persona che deve affidarsi alla tua anima e sappiamo quanta riluttanza e quanta diffidenza può nascere fra gli esseri umani in questi delicati momenti. Diciamo che per trovare la strada spianata devi avere un brano che coincida con i pensieri, i sentimenti che un artista pensa e prova in quel momento. Questo accade se presenti e proponi un brano già finito, nel caso di una collaborazione durante la lavorazione di un disco puoi far tesoro di ciò che l'altro ti propone stando attento a non lasciarsi fuorviare da delle idee troppo fragili. Insomma è un casino! Libero non sei mai, quella fiducia che esisteva e si respirava negli anni sessanta e che ha fatto nascere dei successi incredibili, vedi solo la collaborazione Mogol-Battisti, oggi non è più possibile."

Qual è la canzone a cui è più legato?

"Cirano", "Gli uomini non cambiano", "La forza della vita", "Brutta", ecc. .

Con la canzone "L'uomo volante'" lei ha vinto Sanremo. Cosa significa per un autore un'emozione del genere, che non può essere vissuta dal palco, dove compare solo il cantante, ma nel suo ufficio e che ricordo ha della proclamazione del momento in cui ha vinto Sanremo?

Come ho già detto, ormai sono abituato a restare sotto la terrazza. Certo, mi manca il contatto con il pubblico, posso averlo soltanto attraverso la persona che in quel momento canta le mie parole, la mia musica, ma non è la stessa cosa. Credo di aver espresso bene questo tormento con il brano "Cirano".

Da qualche anno lei si dedica anche a canzoni ispirate dalle favole, dalle filastrocche di Rodari. Ha scritto dei musical dedicati e interpretati dai bambini, di cui uno ('Il malatino') per sostenere l'ospedale pediatrico fiorentino Meyer. Come mai questa sua attenzione nei confronti dei più piccoli e del loro mondo e cosa si prova a far cantare le proprie canzoni a dei bambini dopo aver sentito risuonare le proprie note e parole attraverso la voce di cantanti come Mia Martini e Francesco Guccini?

Il mondo dell'infanzia mi interessa particolarmente, da quando ho conosciuto Rodari non l'ho più abbandonato. Con i bambini non puoi barare, i bambini si accorgono subito se sei sincero e se parli con lingua dritta, come dicono gli indiani. E poi penso che l'uomo resti sempre un po' bambino ed è anche a quel bambino, molto spesso dimenticato nel passato della nostra vita, che mi interessa parlare. Non sopporto le canzoni banali che vengono "vendute" ai piccoli, infatti i progetti cui hai fatto cenno, sono stati da me realizzati con bambini di dieci-dodici anni ma se vai ad ascoltare come cantano, ti accorgerai che hanno capacità espressive inaspettate. Certo vanno aiutati, guidati...c'è un tale deserto di ignoranza che ci circonda!...

Con "Robin Hood" ha portato il suo musical nei grandi teatri d'Italia. Cos'ha provato come autore musicale a partecipare anche alla messa in scena di uno spettacolo tanto bello quanto spettacolare?

"Robin Hood" è il primo vero musical che ho scritto, ne ho altri nel cassetto e spero di realizzarli presto ma l'Italia è un paese molto lento. In questo genere non sei condizionato dal brano di successo, puoi spaziare musicalmente in molti generi, senza tradire il tema centrale dell'opera. Finalmente sono venuto fuori anche come musicista e questo mi gratifica molto. C'è poi da considerare che "Robin Hood" è un inedito italiano e non una "cover" dunque dopo 160 repliche e con altrettante che faremo il prossimo anno, posso considerarlo un successo professionale.

Chi è l'autore per il quale desidererebbe o avrebbe desiderato scrivere un brano?

Battisti, Fiorella Mannoia, Renato Zero, Vasco Rossi, e d altri come Tiziano Ferro ecc...Firenze è lontana, gli esseri umani lo sono ancor di più, gli artisti più remoti delle stelle lassù...avrei ancora tante cose da raccontare...chissà, prima o poi qualcosa di nuovo, di vero capiterà...

Spero di aver risposto alle tue domande.

Se permetti, vorrei lasciare Te e chi leggerà questa intervista, con un breve pensiero di Pessoa che ho leggermente modificato: "Se il pubblico troverà ingiuste le parole Che ho detto, supponga che io abbia detto Quelle che lui ritiene giuste Ciò che è giusto sarà giusto senza di me E senza di lui. Del resto, l’unica comprensione di una canzone è il cuore di chi la ascolta".

Un abbraccio a tutti da Beppe Dati.

Mattia Lattanzi

                                         
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