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LE INTERVISTE

di

Mattia Lattanzi

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A

GIANLUCA
DE MARTINI

Come è nata in lei la passione per il canto?

E' nata quando ero ben più piccolo. Mi sono sempre divertito a cantare da bambino, ma l'episodio che più mi ha segnato è avvenuto all'età di 6 anni. Sulla RAI mi capitò di vedere un'esibizione di Aretha Franklin..cantava "Natural Woman". Rimasi folgorato da quel sound che non avevo ancora ascoltato. Mio padre fu costretto a comprarmi una cassetta con i successi di Aretha il giorno seguente. Ricordo ancora il proprietario del negozio di dischi che mi faceva i complimenti per i precoci e raffinati gusti musicali. In realtà all'epoca non comprendevo bene la ragione di quei complimenti, per me fu come comprarmi un gioco bellissimo. Fu poi la volta di Tina Turner nell'84 con "Private dancer" e di Stevie con "Songs in the key of life". Da lì a tutt'oggi non riesco a fermarmi. Continuo ad ascoltare musica e cerco di scoprire le radici dei miei idoli per comprendere come siano riusciti a toccare certe corde. La motivazione del mio cantare si è andata evolvendo e da semplice emozione e puro divertimento si è trasformata in un modo efficacie per comunicare. Credo che i cantanti e gli artisti in generale servano proprio a questo e che siano lo specchio della cultura dei popoli. E' proprio questo quello che intendo fare, ovvero cantare per dire, raccontare.

La sua crescita professionale è stata anche caratterizzata da aver fatto l'assistente, o aver collaborato, con alcuni grossi personaggi, quali Carl Anderson, Debbie Allen. Cosa ha "carpito" da questi grandi?

Certo, assolutamente e non solo da loro. Ho avuto la fortuna di conoscere anche molti altri grandi della musica come Bobby Durham, storico baterista di Ella Fitzgerald, Shirley Caesar, matriarca del Gospel, Natalie Cole, Gloria Gaynor e in Italia Michele Centonze, produttore di tutti i Pavaroti & friends, dello stesso maestro e storico produttore di Jovanotti. Tutti veramente hanno detto parole importanti e vederli lavorare a stretto contatto con me è stato assolutamente illuminante. Consiglio, inoltre, a tutti di seguire seminari come ho fatto io. Uno tra tutti "We love Jazz" che quest'anno si terrà ad Isernia. Sono esperienze pazzesche e ti forniscono un bagaglio culturale infinito.

In Footloose, subito dopo la scuola di "Amici", ha saputo dare il meglio di se, soprattutto nella scena in discoteca. Un pezzo veramente nelle sue "corde"?

Mah, un pezzo a dir vero quasi circense ed un po' sopra le righe, ma fu costruito appositamente per me in quel contesto e ne sono fiero. Comunque tutti i brani di Footloose erano davvero impegnativi.

Ultimamente l'incontro con l'Orchestra Maniscalchi dove anche qui lascia il meglio di se in un pezzo del loro ultimo cd?

Per me è stata una grande sfida di interprtazione. Lo spettacolo della Maniscalchi è una bomba. E' davvero rafinato, ironico e colto. Sono sinceramente felice ed onorato di essere stato scelto per questo progetto! Ora sono parecchi i brani che canterò nello show e gli arrangiamenti ti portano in un'altra poca in cui tutto era così diverso e complesso.


Ma c'è ancora un sogno nel cassetto?

Ce ne sono molti.Tra i più importanti i progetti con il jazz e Massimo Faraò ed un musical inedito con Debbie Allen e Michele Centonze.

Mattia Lattanzi

                                         
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