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TEATRO LA PERGOLA DI FIRENZE

Menzione Speciale nel 2007

Passione e modernità, tradizione e spinta all’innovazione, fascino e mistero: tutto questo è il Teatro della Pergola, il teatro di Firenze per la sua posizione centrale e l’indissolubile legame che si è creato con la storia della città.

La Pergola si avvia a compiere un compleanno importante, i 350 anni dall’inaugurazione con l’opera buffa Il podestà di Colognole di Giovanni Andrea Moneglia, che diede inizio ad una lunga teoria di spettacoli ancor oggi ininterrotta.

Furono gli Accademici Immobili, un gruppo di nobili dediti alla coltivazione delle arti, ad individuare nell’area ove sorgeva un tiratoio dell’Arte della Lana il sito ideale ove edificare un edificio in grado di sostituire il Teatro del Cocomero (che sorgeva ove adesso si trova il purtroppo chiuso Niccolini), giudicato troppo piccolo per le attività accademiche.

Su progetto di Ferdinando Tacca, figlio di quel Pietro che ci ha regalato le fontane di SS.Annunziata, nacque una sala unica, che si ispirò probabilmente alle modalità di visione degli spettacoli che si verificavano nei cortili dei palazzi rinascimentali, il cui modello e l’Ammannati di Palazzo Pitti: affacciandosi alle finestre, i nobili potevano ammirare giochi, battaglie e naumachie agite più in basso.

Sorsero così i palchi, caratteristica peculiare del teatro all’italiana che nasce proprio con la Pergola: piccoli spazi separati che permettono ad ogni famiglia di ammirare lo spettacolo da una posizione privilegiata.

I malevoli attribuiscono questa origine, più che alle citate modalità di visione, alla litigiosità proverbiale dei fiorentini: assegnando un palco ad ogni famiglia si evitavano spiacevoli frizioni tra gruppi rivali.

A testimonianza di questa maliziosa ipotesi rimangono nell’atrio del teatro alcuni degli stemmi lignei che identificavano, sulla porta dei palchi, la proprietà di ciascuna famiglia.

Attualmente sono solo due i palchi di proprietà: il numero 1 del primo ordine, rimasto agli ultimi eredi degli Immobili, e il 25 sempre del primo ordine, riservato al direttore del teatro.

Insieme al grande palcoscenico, e alla platea, altra caratteristica distintiva della Pergola è l’inimitabile acustica, che la rende perfetta per ospitare la musica e esalta le doti di voce degli attori più grandi, ed è in gran parte dovuta alla pianta a ferro di cavallo.

A chiudere il palcoscenico un grande sipario dipinto raffigurante Firenze e l’Arno che a partire dal 1661 si aprì sul teatro finalmente completato. In breve iniziò però un lungo periodo di chiusura, forse l’unico nelle storia del teatro, durato oltre ventisette anni, e iniziato in segno di lutto per la morte del cardinale Giovan Carlo de’Medici.

Inizialmente riservato alla corte, il teatro viene aperto a partire dal 1718 al pubblico pagante.

Rappresentava già allora le opere di compositori grandissimi, come Antonio Vivaldi. L’edificio, rimaneggiato più volte, è arricchito di decorazioni e aumentato in capienza.

Vengono eretti i primi appartamenti, nucleo vitale della “Città del Teatro” che riuniva in sé tutti i mestieri e le competenze dell’arte scenica.

Nel 1801 al primo piano si aprì su progetto dell’architetto Ristorini il Saloncino, grande ambiente con stucchi dedicato alla musica e alla danza.

Completamente restaurato nel 2000, ancora oggi è la seconda sala del teatro.

Lo stesso Ristorini aveva qualche anno prima, nel 1789, portato a termine i lavori per il rinnovamento della sala grande, con l’edificazione del palco reale e l’aumento del numero dei pachi.

Questi ampliamenti sono il preludio ad uno dei periodi più fecondi della storia della Pergola, quello segnato tra il 1823 e il 1855 dalla gestione dell’impresario Alessandro Lanari. Sotto il suo impulso Firenze diviene uno dei palcoscenici più importanti del melodramma classico italiano.

I più importanti compositori, a cominciare da Bellini, sostano in via della Pergola e Giuseppe Verdi vi fa debuttare nel 1847 il suo Macbeth, lasciando come imperitura testimonianza lo sgabello sul quale riposava durante le prove, ancora oggi conservato nel museo del teatro.

Nel 1826 Martellini dipinge il sipario storico raffigurante l’incoronazione di Petrarca in Campidoglio, tuttora usato nelle occasioni di gala; il macchinista Canovetti costruisce l’affascinante macchina per il sollevamento della platea, usata nelle feste da ballo per creare un piano unico col palcoscenico; l’architetto Baccani presiede ad importanti lavori di ammodernamento, che donano all’edificio l’Atrio delle Colonne con le sue caratteristiche decorazioni in polvere di marmo; e un giovane apprendista di palcoscenico, Antonio Meucci, sperimenta un sistema di comunicazione a voce tra la graticcia e la superficie del palcoscenico: è l’antenato del telefono, che Meucci perfezionerà poi, ingegnosamente ma senza fortuna, una volta emigrato negli Stati Uniti.

Il teatro è rischiarato dai lumi a gas, e Firenze gode del rango di capitale d’Italia.

Quando, nel 1898, arriverà la luce elettrica, getterà i propri raggi su un teatro in crisi.

Al melodramma, emigrato verso i più grandi Politeama e Pagliano, si è sostituita la prosa; alla gestione degli Immobili quella di una società privata che dal 1913 al 1929 si occupa della programmazione della Sala.

In questo periodo il loggione è sostituito dalla galleria, e viene posto in opera il sipario in velluto rosso.

Nel 1925 lo Stato dichiara la Pergola monumento nazionale.

Incombe la guerra, e gli Immobili, che hanno riassunto la gestione del teatro affidandone la direzione ad Aladino Tofanelli, decidono di cedere la proprietà proprio allo Stato, che lo annette al neonato Ente Teatrale Italiano.

Il palcoscenico continua ad ospitare la prosa, non disdegnando la rivista e lo spettacolo leggero.

Oggi la Pergola è molto più di un teatro.

È un centro culturale vivo, che utilizza come principale potenzialità la sua storia, e il prestigio dei suoi spazi.

Ha un’attività multiforme, che trova il proprio culmine nella grande stagione di prosa, ma ospita centinaia di eventi diversi e tutti importanti, a cominciare dalla stagione degli Amici della Musica, una delle più importanti d’Europa per il genere cameristico.

Rivive sempre più spesso la “Città del Teatro”, quest’idea dell’arte scenica non solo come fatto estetico, ma come importante tessuto connettivo della società.

Durante le visite guidate sfilano gli ambienti più suggestivi, e di solito nascosti all’occhio del pubblico: i sotterranei, e il Vicolo delle Carrozze che originariamente univa Via della Pergola a Borgo Pinti e dove si trovavano le botteghe degli artigiani che facevano i mestieri del teatro; la Salita dei Cavalli, percorsa un tempo dai carri con le scenografie dirette il palcoscenico; il Pozzo, usato dalle lavandaie per attingere l’acqua utile a lavare e tingere le stoffe; le vecchie stanze dei macchinisti, con i lunghi chiodi ai quali si appendevano le vesti e i nomi scritti sui muri, riempiti anche di disegni goliardici come su una nave.

Il Primo Camerino, costruito nel 1906 per la divina Eleonora Duse in occasione di una rappresentazione del Rosmersholm di Ibsen; il Museo del Teatro, che riunisce nel sotto platea intorno alla macchina ideata da Cesare Canovetti oltre trecento anni di storia della tecnica teatrale, e la mitica sedia che fu costruita per Giuseppe Verdi durante le prove di Macbeth; gli appartamenti degli scenografi, con le decorazioni pompeiane alle pareti; le due sale da ballo, dove si riscaldavano mimi e danzatori, con il pavimento originale ottocentesco lavorato ad ascia che ha lo stesso declivio del palcoscenico, il cinque per cento; il grande modello del teatro, così grande che non può più uscire dalla stanza in cui è stato montato; e su in alto, fino alla graticcia, il luogo sacro del teatro dal quale partono le corde che sorreggono e muovono scenografie e luci. A oltre diciotto metri d’altezza, su travicelli sottili, quasi sospesi nel vuoto camminano i principi dei macchinisti, i soffittisti.

Ogni sera in teatro si celebra un rito, quello dello spettacolo.

Vocazione della Pergola è quella di ospitare i grandi allestimenti, i grandi testi degli autori più grandi; i grandi attori, e i grandi registi.

Le stelle più luminose del firmamento della scena brillano alla Pergola.

Senza dimenticare il teatro contemporaneo, le scritture più curiose, gli spettacoli più intimi.

Passeggiare nei corridoi del teatro è come leggere un libro cosparso di nomi immortali.

Tutti gli oggetti raccontano una storia, le singole fibre di tessuto o particelle di legno sono testimoni di un evento memorabile. Poi il rito termina.


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